Omegäng

Omegäng

Tauche ein „zmitzt“ in die faszinierende Welt unseres Dialekts und entdecke, warum er trotz der Globalisierung weiterhin blüht. Vor 160 Jahren, während des “Eisenbahnzeitalters”, fürchtete die Deutschschweiz den Verlust ihres Dialekts zugunsten des Hochdeutschen. Doch heute erleben wir das Gegenteil – der Dialekt bleibt lebendig und vielfältig.

Begegne herausragenden Mundartkünstlerinnen und Künstlern wie Franz Hohler und Big Zis. Sie und andere Personen aus Wissenschaft, Politik, Musik und Dörfern setzen sich im Film OMEGÄNG auf einzigartige und akribische Weise mit unserem Dialekt auseinander. Von Bühnen über Kellerräume bis zu den majestätischen Alpen – diese Menschen alle tragen dazu bei, dass unsere Sprache weiterhin gedeiht.

Erfahre erstaunliches über die Bedeutung von “omegäng” – einem vergessenen berndeutschen Dialektwort – und komm mit auf eine fesselnden Reise durch die moderne und alpine Deutschschweiz. Triff Menschen, die sich kreativ mit dem Schweizer Dialekt befassen, sei es stöbernd in alten Archiven, wo tausende Flüche schlummern, oder auf den Bühnen unseres Landes, wo Mundart als feministische Poesie messerscharfe Kritik übt, oder in die Dörfer wo “omegäng” noch immer gebraucht wird.

Wir werfen einen faszinierenden Blick auf sprachliche Veränderungen, die einerseits nostalgisch stimmen, andererseits aber auch gesellschaftliche Sprengkraft haben. Sei Teil dieser mitreissenden Reise durch unsere vielfältige Sprachlandschaft!

Franz Hohler – Franz Hohler ist ein Schweizer Schriftsteller, Kabarettist und Liedermacher.

Big Zis – Big Zis ist eine Schweizer Rapperin aus Winterthur im Kanton Zürich.

Pedro Lenz – Pedro Lenz ist ein Schweizer Schriftsteller, der meist in Mundart schreibt und vorträgt.

Alwa Alibi – Alwa Alibi ist eine Berner Rapperin, welche mit Mundart-Rap ihre Gedanken und Erfahrungen teilt.

Cachita – Die Rapperin und Muskerin verbindet in ihren Texten Englisch, Spanisch und Schweizerdeutsch. 

Simone Felber – Mezzosopranistin, Leitung des Jodler:innenchors Echo vom Eierstock

Nadia Zollinger – Betreibt den Podcast «Dini Mundart»: Als Kämpferin für den Dialekt

Markus Gasser – Betreibt den Podcast «Dini Mundart»: Als Kämpfer für den Dialekt

Christoph Landolt – Chefredaktor Schweizerisches Idiotikon

Promotions Partner:innen
Schweizerdeutsch.Info | Orell Füssli

 

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Se solo potessi ibernarmi

Se solo potessi ibernarmi

Vincitore del Premio del Pubblico al Film Festival Diritti Umani Lugano

Lontano dal romanticismo dei viaggi, la regista mongola Zoljargal Purevdash racconta la storia di un adolescente di talento che deve assumersi la responsabilità della sua famiglia, con molto umorismo e speranza.

Ulzii, un adolescente indigente ma molto dotato e orgoglioso, vive con la sua famiglia nel quartiere delle yurte di Ulaanbaatar. Ha la possibilità di dimostrare il suo eccezionale talento accademico in una gara di fisica, che significa una borsa di studio e la prospettiva di un futuro. Ma prima deve far superare ai suoi fratelli e sorelle il gelido inverno, e per farlo deve accettare un lavoro rischioso.

La regista mongola Zoljargal Purevdash racconta la storia senza compromessi di un adolescente pragmatico che diventa adulto nel freddo spietato della Mongolia, trovando umorismo e calore nella vita quotidiana della famiglia.

Questa storia gli ha assicurato un posto al Festival di Cannes di quest’anno, come primo film mongolo nella storia del festival.

« Un’opera prima sicura di sé  » Screendaily

« SE SOLO PORTESSI IBERNARMI mette in luce non solo il divario tra città e campagna, ma anche la disparità socio-economica all’interno della metropoli » View of the Arts

« Onesto e commovente » View of the Arts

« SE SOLO PORTESSI IBERNARMI è un dramma sociale schietto con rilevanza locale, fascino universale e molto cuore » View of the Arts

«Una storia avvincente di difficoltà e ambizione » A Good Movie to Watch

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Mandach Naran

La Sirena

La Sirena

Uno sguardo all’assedio di Abadan nel 1980 attraverso il potere astrattivo e curativo dell’animazione

1980, Abadan. La capitale dell’industria petrolifera iraniana resiste all’assedio iracheno. Il quattordicenne Omid ha sfidato l’assedio ed è rimasto in città con il nonno per aspettare il ritorno del fratello maggiore dal fronte. Insieme a Omid, sono rimasti in città alcuni personaggi straordinari, che hanno tutti le loro ragioni e resistono a modo loro. Ma il cappio si stringe quando Omid cerca di salvare i suoi nuovi conoscenti con l’aiuto di una barca abbandonata che trova nel porto e che diventa la sua arca.

Con il potere astrattivo e curativo dell’animazione, Sepideh Farsi ha creato un racconto d’avventura che trabocca di ottimismo, ponendo le donne e gli outsider sociali come protagonisti silenziosi di una guerra che era già iniziata con la Rivoluzione islamica in Iran prima degli attacchi iracheni.

Disco Boy

Disco Boy

Mesmerizzante e ipnotico – Sofilm

Visivamente sbalorditivo – The Guardian

Un’odissea prodigiosa – Arte

L’ipnotica opera prima di Giacomo Abbruzzese è stata accolta come una boccata d’aria fresca alla Berlinale e premiata con l’Orso d’argento per la fotografia di Hélène Louvart. L’intensa recitazione di Franz Rogowski è in armonia con l’esame della simultaneità di mondi diversi, dei confini sfumati e della domanda di storie nuove e contemporanee in questo dramma su un legionario straniero.

Aleksei è disposto a tutto pur di fuggire dalla Bielorussia. Si reca a Parigi e si arruola nella Legione Straniera. Viene inviato a combattere nel Delta del Niger, dove il giovane rivoluzionario Jomo lotta contro le compagnie petrolifere che hanno devastato il suo villaggio. Mentre Aleksei cerca una nuova famiglia nella legione, Jomo immagina di diventare un ballerino, un ragazzo da discoteca. Nella giungla, i loro sogni e i loro destini si incroceranno.

Aleksei è un giovane bielorusso in fuga da un passato che deve seppellire. In una sorta di patto faustiano, diventa membro della Legione straniera francese e in cambio riceve la cittadinanza francese. Lontano, nel Delta del Niger, Jomo è un attivista rivoluzionario impegnato nella lotta armata per difendere la sua comunità. Aleksei è un soldato, Jomo un guerrigliero. Attraverso un’altra guerra insensata, i loro destini si intrecciano.

Che cos’è l'”alterità” e si può integrare nel proprio io mentre si attraversa la vita, attraversando i confini e trovandosi in uno spazio sempre diverso, sia fisicamente che mentalmente? Il pensiero e l’inventiva non convenzionali di Giacomo Abbruzzese ci colpiscono quando esplora queste domande attraverso una narrazione ricca di immagini e una messa in scena piena di poesia e di tensione fertile. I corpi attraversano stati di trance che sono allo stesso tempo rivelatori e donatori, in quanto creano la possibilità di comunicare. La potente colonna sonora del musicista elettronico Vitalic accompagna questa magica fantasticheria, contribuendo all’idea che il nightclub sia il luogo più vicino alla trascendenza e la destinazione finale per chi punta la bussola verso il sacro orizzonte dell’utopia.

Polish Prayers

Polish Prayers

Hanka Nobis riceve il Premio del cinema di Zurigo per la migliore regia (30.10.2023) – Estratto dalla dichiarazione della giuria: Il film d’esordio mostra in modo impressionante, attraverso lo sviluppo del suo giovane protagonista, che anni di polarizzazione del panorama politico in Polonia hanno portato a una divisione nella società. Il film diventa così non solo uno specchio sensibile di una giovane generazione, ma anche un ritratto di un’intera nazione. Con un accesso eccezionale, una macchina da presa empatica, un montaggio fluido e un concetto musicale che nasce direttamente dai movimenti giovanili, il regista crea un’opera senza compromessi che solleva molte domande e apre un dibattito che deve essere condotto non solo in Polonia. Zurich Film Award

Uno dei documentari più toccanti e pieni di speranza da molto tempo a questa parte! – ARRTV https://arttv.ch/film/polish-prayers/

Un esordio avvincente, tanto illuminante quanto sconvolgente. – FILMUFORIA

Un’opera potente e senza compromessi – e un esordio toccante, intenso e profondo senza essere giudicante. – CINEUROPA

Il ventiduenne Antek, cattolico tradizionale in Polonia, ha idee profondamente conservatrici. Ma quando si innamora per la prima volta, inizia a nutrire dei dubbi, prima sul divieto di fare sesso prematrimoniale e infine sull’esistenza di Dio.

Il ventiduenne Antek è destinato a diventare il leader religioso della Confraternita polacca ultraconservatrice. La Confraternita organizza contro-dimostrazioni agli eventi LGBTQI e si riunisce per riti di mascolinità nella foresta. Ma quando Antek sta per essere promosso, inizia a mettere in discussione i principi morali per i quali ha passato anni a lottare.

Nel corso di quattro anni, la regista Hanka Nobis accompagna il giovane carismatico e sensibile, che si identifica sempre meno con i valori tradizionali. In scambio con una cerchia di amici in costante cambiamento, Antek sviluppa la propria opinione su cosa significhi essere una brava persona.

Il nostro partner promozionale: Imbarco Immediato Bellinzona

Golden Seniors

Golden Seniors

Cinque anziani che per 18 mesi parteciperanno a un esperimento per invecchiare bene. Si tratta di un allenamento intenso della mente, basato sulla “mindfulness” e sull’altruismo, che sarà misurato per uno studio scientifico che valuta gli effetti della meditazione sull’invecchiamento. Il film racconta il loro percorso personale e lo mette a confronto con l’obiettività scientifica e le sfide dell’invecchiare bene nella nostra società. Vivere sempre più a lungo – sì, ma come funziona?

Al di là dell’avventura di questi anziani, il film mostra la meditazione come un modo per entrare in contatto con se stessi e con l’ambiente circostante. Illumina le realtà di questo percorso con inciampi, momenti di dubbio, gratitudine, gioia e talvolta liberazione.

 

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CHUV Lausanne | CNP Neuchâtel | Ensemble Hospitalier de la Côte | HÔPITAUX UNIVERSITAIRES GENÈVE | Mindfulness Swiss | Pro Senectute Schweiz | UNIVERSITÉ DE GENÈVE |

Big Little Women

Big Little Women

Come si può parlare di lotte femministe in modo tenero con un patriarca illuminato? La regista svizzero-egiziana Nadia Fares intreccia una cronaca personalizzata del femminismo in Egitto con un omaggio all’amato padre.
Per questo, ritrae tre generazioni di donne che si battono per i loro diritti, ma i cui progressi sono spesso seguiti da sconfortanti battute d’arresto e dalla rassegnazione. Allo stesso tempo, diventa chiaro come la storia delle lotte femminili si intrecci con i cambiamenti politici e sociali dell’intera nazione.

In questa lettera cinematografica, la regista svizzero-egiziana Nadia Fares commemora suo padre e racconta in modo personale 75 anni di lotta delle donne in Egitto, il Paese di suo padre, e in Svizzera, il Paese di sua madre. In questo modo, esplora gli effetti delle tradizioni patriarcali in Oriente e in Occidente e li rivela come immagini speculari.

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RECIF | Tea Room (Fribourg) | Gender Campus | Mampreneures (association suisse des mamans entrepreneurs) | Association suisse pour le droit de la femme | EPFelles | OSAR (Organisation Suisse d’Aide aux réfugiers) | ParMi (Fribourg) (MNA) (Fribourg) | BIF Bureau information Femmes (Lausanne) | CSP (centre social protestant) – Genève | Service jeunesse et cohésion sociale (Yverdon les Bains) | Business and Professional Women Club Genève | Business and Professional Women Club Fribourg | Bureau Lausannois pour les Immigrés Lausanne | Service de la sécurité sociale, secteur intégration (Renens) | Bureau de l’intégration (Vevey) | elisa-asile | Association AMIS (Aigle) | podcast tea-room | Association pour la Promotion des Droits Humains | ACES Association culturelle Egypto-Suisse | Defence for Children (impact days 2021) | Frauenstadtrundgang Zürich | Gosteli Stiftung Archiv zur Geschichte der schweizerischen Frauenbewegung | Männer.ch Schweizerisches Institut für Männer | Swonet Swiss Women Network | womenmatters Blogg Frauen und Karriere | Haus der Religionen – Dialog der Kulturen (Bern) | Die Feministen | Frauenzentrale Zürich | Human Rights Film Festival Zurich | Fem So – Feministischer Verein Kanton Solothurn | Frauenzentrale Aargau | Elisa-asile |

L’ultima Regina – El Akhira

L’ultima Regina – El Akhira

Opulenta epopea storica dall’Algeria

Algeria, 1516: il pirata Aroudj Barbarossa, insieme al re Salim Toumi, scaccia gli occupanti spagnoli da Algeri. Ma la pace è di breve durata: si dice che Barbarossa abbia assassinato il re e si sia dichiarato sovrano. Quando tutti i membri della corte reale fuggono, solo la regina Zaphira si oppone a lui. Tra storia e leggenda, la sua ribellione racconta lo sconvolgimento personale e politico che subisce per amore di Algeri.

Lo spettacolo cinematografico algerino è il primo del suo genere e riproduce il mondo multilingue e variegato del Maghreb nei luoghi storici. Raccontato per la prima volta da una prospettiva femminile, L’ULTIMA REGINA – EL AKHIRA rompe con la tradizione e crea spazio per una donna che diventa un’eroina nelle avversità.

È una storia che gli algerini non hanno mai visto prima e di cui hanno bisogno per scavare in profondità nella loro storia e cultura. – Cineuropa

l’opera prima co-diretta dalla regista-attrice algerina Adila Bendimerad e dal regista franco-algerino Damien Ounouri – ci immerge, oscillando tra raffinata vita di corte e battaglie sanguinose, splendore regale e lotte all’ultimo sangue.
all’ultimo sangue. – Cineuropa

Il co-regista/co-sceneggiatore Damien Ounouri ha definito il film come
un dramma in costume, e non ha mentito. Ma sembrava molto di più. Sembrava un buon episodio di Game of Thrones. – Universal Cinema

The Last Queen (113 minuti) esplora i capitoli sottorappresentati della storia e offre ampio spazio a prospettive e voci espunte. È un’opera d’epoca intima e splendidamente girata su una complicata figura eroica femminile. – High on Films

Something You Said Last Night

Something You Said Last Night

La giovane Ren va in vacanza con i suoi genitori italo-canadesi e con la sua sorella minore Siena. La sua famiglia non sa che di recente ha perso il lavoro. Ren cerca di orientarsi nella località balneare, orientata ai pensionati, e di sfuggire ai modi amorevoli ma iperprotettivi dei genitori, mentre la sorella tiene la famiglia sulle spine con i suoi scatti di ribellione. Sapendo che dopo le vacanze Ren dipenderà ancora di più dal sostegno dei genitori, la casa delle vacanze sembra sempre più confinante.

In questo film fresco e privo di cliché, la regista e scrittrice Luis De Filippis racconta le vibranti dinamiche familiari ed esplora il desiderio conflittuale di una Millennial di essere indipendente e allo stesso tempo accudita. Mentre il film cattura perfettamente il tenore di una vacanza estiva in cui il sole, l’alcol annacquato, la noia e l’imbarazzo sono standard, c’è un senso di fondo del leggero disagio che affligge Ren come donna trans in una località conservatrice. Senza stereotipi melodrammatici, De Filippis e il suo team ci mostrano un mondo che rappresenta autenticamente l’esperienza trans.

Je Suis Noires

Je Suis Noires

PREMIO DEL CINEMA SVIZZERO

In Svizzera, terra di neutralità, si levano voci nuove e sconosciute. Voci di donne che lottano per il riconoscimento del razzismo strutturale, che decostruiscono gli stereotipi e che rivendicano la loro doppia identità di svizzere e nere. È in questo contesto che Rachel M’Bon, una giornalista svizzero-congolese, inizia la ricerca della sua identità. Nel suo cammino verso l’emancipazione, mette in discussione il suo passato e il suo presente, tendendo uno specchio al suo Paese e ai suoi/sue coetanei/e.

La determinazione con cui Rachel M’Bon affronta il suo passato è la forza di questo film, che rappresenta un passo importante verso l’apertura di un discorso troppo a lungo represso. Insieme alla regista Juliana Fanjul, la giornalista svizzero-congolese interroga il suo Paese e ritrae sei protagoniste. Ognuna di loro racconta una storia che riflette il suo personale percorso di liberazione.

Presentiamo il film in combinazione con il cortometraggio ETHEREALITY di Kantarama Gahigiri
Bloccato nello spazio per 30 anni. Come ci si sente a tornare finalmente a casa? Una riflessione sulla migrazione e sul senso di appartenenza.

Kantarama Gahigiri è una regista svizzero-ruandese. Nel 2004 ha vinto il prestigioso premio Fullbright e si è trasferita a New York dove ha completato il suo master in cinema. Il suo primo lungometraggio TAPIS ROUGE è stato proiettato e premiato in tutto il mondo.

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